Orario: Lun - Ven 10.00 - 14.00

Perdifumo

Perdifumo è un affascinante borgo ricco di storia e di cultura che sorge sulle pendici nord-ovest del Monte della Stella, nel cuore del Cilento Antico. Notizie di un piccolo casale a nome Perdifumo se ne hanno fin dal 1057. La sua fondazione, però, può essere ricollegata già nel secolo IX, all’epoca dell’incremento delle colline interne del Cilento per opera dei monaci basiliani e dei Longobardi che ivi costruirono molti castelli. Il toponimo infatti di etimologia greca, deriva da “perì” che vuol dire “nei dintorni”, o anche “sopra”; e “difyos” che va inteso nel significato di “duplice”, cioè di due cose simili affiancate. Quindi il significato del toponimo Perdifumo è “Casale costruito sopra o nei dintorni di due castelli”, che potrebbero essere quelli di Camella e di Ancilla Dei. La storia di Perdifumo è legata a quella di Sant’Arcangelo , un borgo poco distante, già scomparso nel XIV secolo, ma che fino ad allora, grazie all’omonimo monastero, aveva offuscato l’economia dei villaggi vicini. Il monastero, infatti, ebbe il monopolio dell’economia del luogo fino alla guerra del Vespro (1282-1302), quando fu devastato dagli Aragonesi ed i superstiti si trasferirono nel vicino paese, Perdifumo, segnandone il definitivo incremento. Il territorio si estende alle falde nord-occidentali del complesso montuoso del M. della Stella ed è caratterizzato da una morfologia collinare frastagliata a nord della dorsale di Punta della Carpinina (688 m.) che lo delimita nel settore meridionale. Gli abitanti sono circa.

ARTE E CULTURA

Il borgo presenta una serie di elementi architettonici di notevole rilievo che circondano o interessano direttamente i numerosi palazzi gentilizi , così come le Chiese e i Conventi nelle diverse frazioni. Della Chiesa di San Nazario nella frazione Camella si hanno notizie a partire dal 1311. La Chiesa parrocchiale di S. Sisto a Perdifumo, edificata nel XVI sec, fu ricostruita quasi per intero nel 1962. Il Convento di S. Maria del Carmine, fondato nel 1472 si trova nella frazione Mercato . A Perdifumo troviamo il Convento di S. Maria della Porziuncola fondato nel 1635, di particolare interesse è l’interno della chiesa ove si conservano alcune tele settecentesche che ornano gli altari, unitamente a statue di santi di pregevole fattura. In particolare sulla porta d’ingresso un piccolo affresco detto “della Porziuncola“, probabilmente settecentesco. Il Cenobio di S. Arcangelo sempre nel capoluogo Perdifumo rappresenta uno dei più antichi stanziamenti monastici del Cilento.

VATOLLA, tempio della filosofia

Parlare della frazione Vatolla significa parlare di Giambattista Vico che vi soggiornò dal 1686 al 1695 nel Castello de Vargas . Vatolla fu detta “vicusVatolanus”, forse fu un insediamento romano che finora non è stato accertato da scavi archeologici. Le origini del borgo vanno ricercate all’epoca dei Longobardi e quasi certamente il sito fu scelto per la costruzione di un castello, a guardia della vallata del Testene, di fronte al castello di Camilla; nella citazione che risale all’anno 994 è riportato per la prima volta il toponimo “Betulla”, Vatolla. L’etimologia è di origine greco-bizantina e deriva da “bàtos” che vuol dire “pruno” o in genere “pianta spinosa”, più la radice “ol-“ di “ollymi” che indica l’idea della rovina. Quindi Vatolla significa “luogo infestato dai pruni” o in genere “da piante spinose”. Forse ricorda l’antico “vicus” abbandonato, dove poi crebbero pruni e sterpi.

Itinerario storico – filosofico : Tracce di Giambattista Vico

A Vatolla è possibile seguire il percorso che rievoca gli anni qui trascorsi dal noto filosofo (1686 al 1695) che hanno dato ispirazione ad una delle sue opere più importanti la “Scienza Nuova”.

Vico nasce a Napoli il 23 giugno 1668 da Antonio e Candida Fasullo, sesto di otto figli. Il padre Antonio, è un libraio, proprietario di una botteguccia sulla strada di San Biagio, sottostante l’abitazione. Nel 1686 il vescovo di Ischia Geronimo Rocca, fratello di Domenico, conobbe in una libreria di Napoli un giovane avvocato di nome G. B. Vico ed avendo avuto modo di apprezzare la sua vasta cultura gli propose l’incarico di istitutore per i suoi nipoti: Francesco, Saverio, Carloantonio e Giulia. Così sul finire del 1600 al castello di Vatolla arriva il giovane Vico.

L’itinerario parte proprio dal castello:

  • il Castello – Palazzo de Vargas e la Fondazione Giambattista Vico : l’amore per Giulia e per la Scienza Nuova. Eretto prima del 1000 (si suppone tra il 700 e il 750) dai Longobardi come castello fortificato, nel secolo XVI la famiglia Griso, feudataria della terra, vi fece costruire un palazzo residenziale quale vediamo oggi: una costruzione a pianta trapezoidale con quattro torri cilindriche. Entrato prima in possesso dei marchesi Rocca, nel 1767 passò a Francesco Vargas, un nobile napoletano di origini spagnole. Negli anni Novanta del secolo scorso, su iniziativa di Elena Croce, figlia del grande filosofo napoletano, viene operato un profondo restauro. Qui, in questo “castello del Cilento di bellissimo sito e di perfettissima aria”, dal 1686 al 1695 soggiornò Giambattista Vico. E qui, trattato come un figlio, svolse il suo compito di insegnante in favore dei figli del marchese Rocca tra i quali vi era Giulia, di quattordici anni, che fin dal primo momento colpì il Vico in un modo tutto particolare fino a far nascere in lui un impossibile sentimento d’amore. Il Castello vichiano di Vatolla, come afferma Elena Croce, per “l’essere stato decennale luogo di meditazione di Vico” rappresenta un simbolo non solo per il Mezzogiorno d’Italia ma per la cultura europea e metafora per il ri-cominciamento che si fonda sulla storia delle comunità. Qui è nata la Fondazione Giambattista Vico che, con le sue attività culturali, con i suoi musei (Museo Vichiano a Vatolla e a Napoli, Museo del “Grand Tour” a Paestum-Capaccio), la Biblioteca del Parco Nazionale Cilento Vallo di Diano ricca di oltre 20.000 volumi, i laboratori di ricerca scientifica, i corsi di formazione, i convegni, i concerti, le mostre e le pubblicazioni, rappresenta una insostituibile e nodale presenza per la crescita civile e culturale della Regione Campania e del Mezzogiorno.
    Dopo la visita al castello, proseguendo tra vicoli e viuzze del suggestivo borgo si giunge al Convento di S.S. Pietà. Vico fu assiduo frequentatore del Convento della Pietà, per scambiare idee con i frati e per consultare la biblioteca del pio luogo.
    Secondo la tradizione nel piazzale antistante l’edificio del Convento, all’ombra degli ulivi, il filosofo amava riposare, leggere e meditare. Tra le piante, ancora vive una indicata come l’ulivo del Vico.
  • Convento di S.S. Pietà e l’Ulivo : Vico studioso e pensatore. La sua costruzione iniziò nel 1619, dopo che Gian Giacomo Griso, barone feudatario di Vatolla, aveva fatto donazione di una cappella sul cui muro era dipinta l’immagine della Madonna della SS. Pietà, ai frati Minori Osservanti perché in quel luogo edificassero un convento. I frati avevano costituito una buona biblioteca, dove il giovane filosofo Vico si recava assai spesso per soddisfare la sua sete di sapere. Lui stesso, nell’Autobiografia, ci dice “gli avvenne che in una libreria de’ padri minori osservanti di quel castello si prese tra le mani un libro dove si ragionava dei numeri poetici maravigliosi, spezialmente osservati in Virgilio”. “Si rivolse poi a coltivare la toscana favella sopra i di lei prìncipi Boccaccio, Dante e Petrarca”, e ancora “studiava Cicerone e Virgilio ovvero Orazio”, e infine “seriosamente si applicò alla morale degli antichi greci, dandovi principio da quella di Aristotile”. Secondo la tradizione nel piazzale antistante l’edificio del Convento, all’ombra degli ulivi, il filosofo amava riposare, leggere e meditare. Tra le piante, una di esse viene indicata proprio come l’ulivo del Vico. Dal Convento si risale fino a giungere alla Chiesa di Santa Maria delle Grazie, nella zona alta del borgo.
  • Chiesa di Santa Maria delle Grazie (secolo XI) restaurata di recente, le prime notizie di questa chiesa parrocchiale risalgono all’anno 1019. La tradizione la dice eretta sulle rovine di un tempio dedicato a Bacco. L’interno è a tre navate. La cappella della confraternita del SS. Salvatore, però, è del 1480. Sulla facciata della Chiesa troviamo due pannelli di origine romana: su quello di sinistra è rappresentato il dio Pan mentre su quello di destra vi sono rappresentati Sileno, Bacco e Dionisio. Il Vico, accompagnando la famiglia Rocca, qui veniva ad ascoltare la Messa e a partecipare alle altre funzioni dell’anno liturgico. Vico era solito ascoltare la Messa e a partecipare alle altre funzioni dell’anno liturgico: Il Vico restò a Vatolla oltre ad immergersi nei suoi studi, il filosofo partecipa in qualche modo anche alla vita che si svolge nella corte baronale ed alle attività ad essa connesse. Nel 1693 pubblica la canzone “Affetti di un disperato”, d’ispirazione lucreziana, perché preda di un amore non corrisposto per la giovane discepola Giulia Rocca, figlia del Marchese, per la quale scriverà nel 1695 anche un epitalamio per le sue nozze con Giulio Cesare Mezzacane, Principe di Omignano. Proprio ad Omignano, nella Chiesa di San Nicola si trovano le spoglie di Giulia.

Produzioni agricole e turismo rurale

Le colline che si stendono tutto intorno all’abitato di Perdifumo hanno consentito un validissimo sviluppo delle attività agricole, oggi concentrate soprattutto nella produzione di olio di oliva. Inoltre, la vicinanza di Agropoli, raggiungibile tramite un’agevole strada, ha favorito la nascita e lo sviluppo di numerose attività turistico ricettive extralberghiere. In particolare, molto rinomata è la Cipolla di Vatolla di cui è nota la particolare dolcezza che le conferisce unicità e peculiarità. Il magico pomo dal sapore sorprendente solo a Vatolla nasce dalla cure di mani esperte che sa scoli si tramandano la sua coltura e i suoi preziosi semi.

MERCATO CILENTO

L’abitato si è quasi tutto concentrato ai bordi della provinciale che costeggia ad ovest il Monte della Stella; solo in parte si estende lungo la Salita del Carmine, che termina col convento omonimo, lungo la quale sorgono le case gentilizie e gli antichi magazzini.

CAMELLA

Il villaggio di Camella è citato per la prima volta nel 1031, quando insieme ai vicini centri di Ancilladei e Pagliara costituiva una contea, la più antica ricordata nel gastaldato di Lucania.

CHIESA DI SANTA MARIA DELLE GRAZIE (secolo XI) Vatolla

Restaurata di recente, le prime notizie di questa chiesa parrocchiale risalgono all’anno 1019. La tradizione la dice eretta sulle rovine di un tempio dedicato a Bacco. L’interno è a tre navate, ma quasi tutto quello che vi si trova è posteriore al periodo del soggiorno di Giambattista Vico. La cappella della confraternita del SS. Salvatore, però, è del 1480. Sulla facciata della Chiesa troviamo due pannelli di origine romana: su quello di sinistra è rappresentato il dio Pan mentre su quello di destra vi sono rappresentati Sileno, Bacco e Dionisio. Il Vico, accompagnando la famiglia Rocca, qui veniva ad ascoltare la Messa e a partecipare alle altre funzioni dell’anno liturgico.

IL CASTELLO-PALAZZO VARGAS (secolo X e secolo XVI) Vatolla

Eretto prima del 1000 (si suppone tra il 700 e il 750) dai Longobardi come castello fortificato, nel secolo XVI la famiglia Griso, feudataria della terra, vi fece costruire un palazzo residenziale quale vediamo oggi: una costruzione a pianta trapezoidale con quattro torri cilindriche. Entrato prima in possesso dei marchesi Rocca, nel 1767 passò a Francesco Vargas, un nobile napoletano di origini spagnole. Negli anni Novanta del secolo scorso, su iniziativa di Elena Croce, figlia del grande filosofo napoletano, viene operato un profondo restauro. Qui, in questo “castello del Cilento di bellissimo sito e di perfettissima aria”, dal 1686 al 1695 soggiornò Giambattista Vico. E qui, trattato come un figlio, svolse il suo compito di insegnante in favore dei figli del marchese Rocca tra i quali vi era Giulia, di quattordici anni, che fin dal primo momento colpì il Vico in un modo tutto particolare fino a far nascere in lui un impossibile sentimento d’amore.

CONVENTO DELLA SS. PIETA’ (secolo XVII) Vatolla

La sua costruzione iniziò nel 1619, dopo che Gian Giacomo Griso, barone feudatario di Vatolla, aveva fatto donazione di una cappella sul cui muro era dipinta l’immagine della Madonna della SS. Pietà, ai frati Minori Osservanti perché in quel luogo edificassero un convento. I frati avevano costituito una buona biblioteca, dove il giovane filosofo si recava assai spesso per soddisfare la sua sete di sapere. Lui stesso, nell’Autobiografia, ci dice “gli avvenne che in una libreria de’ padri minori osservanti di quel castello si prese tra le mani un libro dove si ragionava dei numeri poetici maravigliosi, spezialmente osservati in Virgilio”. “Si rivolse poi a coltivare la toscana favella sopra i di lei prìncipi Boccaccio, Dante e Petrarca”, e ancora “studiava Cicerone e Virgilio ovvero Orazio”, e infine “seriosamente si applicò alla morale degli antichi greci, dandovi principio da quella di Aristotile”.

Chiesa di San Nazario (Camella)

Della Chiesa di San Nazario a Camella si hanno notizie a partire dal 1311. Acquistò importanza dopo la soppressione nel 1652 del convento dei monaci agostiniani quando le furono trasferite rendite ed obblighi religiosi.

Chiesa di S. Sisto a Perdifumo
La Chiesa parrocchiale di S. Sisto a Perdifumo, edificata nel XVI sec, fu ricostruita quasi per intero nel 1962.

Convento di S. Maria del Carmine a Mercato
Il Convento di S. Maria del Carmine, fondato nel 1472 dal carmelitano Giovanni de Signo, inglobò l’antica chiesa di S. Maria dei Martiri.
Fu soppresso nel 1809, durante il Decennio francese. Lo stesso edificio verso la fine dell’Ottocento fu concesso all’Ordine dei Trinitari Scalzi.
Il suo aspetto austero di un castello è dovuto al fatto di essere stato fortificato nella prima metá del XVII secolo per difendersi dagli attacchi dei briganti che infestavano la zona. Di particolare pregio il chiostro e le porte dell’antica farmacopea.

Convento di S. Maria della Porziuncola a Perdifumo
Convento Santa Maria della Porziuncola fu fondato nel 1635, di particolare interesse è l’interno della chiesa ove si conservano alcune tele settecentesche che ornano gli altari, unitamente a statue di santi di pregevole fattura. Sul muro di fondo del presbiterio vi si venera un grande crocifisso cinquecentesco il quale, secondo la tradizione, giunse a Perdifumo unitamente alla statua della Madonna del Rosario; sormonta l’architrave esterno della porta d’ingresso un piccolo affresco detto “della Porziuncola”, probabilmente settecentesco.

Il Cenobio di S. Arcangelo
Perdifumo sede di un cenobio che rappresenta uno dei piú antichi stanziamenti monastici del Cilento. A valle dell’area cenobitica, dedicata a Sant’Arcangelo, si sviluppò l’omonimo villaggio che fu in seguito assorbito dall’abitato di Perdifumo. Pietro Pappacarbone, dopo essere stato vescovo di Policastro e abate a Cava, nel 1067 si ritirò nuovamente nel Cilento, stabilendosi nel cenobio di Sant’Arcangelo abbandonato dai religiosi orientali. Qui fece rivivere il cenobio come centro di fede, attirandovi nuovi monaci, e come polo sociale avanzato, coltivando i terreni abbandonati e promuovendo nuove coltivazioni.

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